La sai l'ultima
L'ultima è: se si dimette prima, poi gli facciamo fare un altro.
No, non fa ridere neanche questa.
ex barzelette
Keep calm and set breakpoints
Sempre se non me li dimentico prima.
Così mi segno qualche appunto:
1) parlare male di quelli che parlano bene degli Mac
2) questioni filosofiche sui web per smartphone
3) programmare fa bene ai dettagli
Comincio dal terzo: ma van culo va!!!!
Ecco adesso che mi sono sfogato va un po' meglio.
I computer sono stupidi, talmente stupidi che se vi dimenticate una virgola potete star certi che il vostro bel programmino non funzionerà mai e poi mai come vi aspettate.
Anzi anche peggio, avrete un errore del tutto inatteso e passerete ore a capire perché fa così.
Passerete ore a cercare di capire cosa non va, a fare modifiche, a cancellare roba, a riscrivere altra roba. Niente. Niente e niente. Qualunque siano i tentativi non ne uscirete.
Allora cominciate a fissare i breakpoints.
Fissare i breakpoints vuol dire mettere nel flusso di istruzione delle pause forzate per controllare il valore delle variabili in quel preciso momento.
Il comportamento del programma dipende dal valore delle variabili e per capire perché si comporta in un modo anziché i un altro bisogna conoscere il valore delle variabili in uso.
Sto usando il php e il codice è disseminato di echo.
Altre volte i breakpoints servono solo per capire fino a che punto il programma funziona e dove è che si blocca: un sorta di fino-a-qui-tutto-bene.
Dopo aver passato il codice istruzione dopo istruzione, dopo averlo fatto girare passo-passo, dopo aver l etto i valori di tutte le variabili, dopo aver perso mezza giornata su una funzione di poche istruzioni, ma che regolarmente si impallava.
Dopo tutto questo e anche peggio, quando hai una irrefrenabili voglia di lanciare il pc contro una parete, quando sei più isterico di un gatto chiuso in lavatrice con la centrifuga, ecco che scopri che manca una virgola.
Una piccola e insignificante virgola. Un dettagli in un listato di centinaia di istruzioni. Ma il dettagli che per uno stupido fa la differenza tra fare la cosa giusta e fare qualcos'altro.
Che per il pc stupido è comunque fare la cosa che c'è scritto, ma che non è quello che avrebbe dovuto.
Programmare vuol dire non trascurare i dettagli. Vuol dire rispettare le regole, soprattutto quelle semantiche, vuol dire essere precisi e anche pignoli. Perché la minima mancanza può generare errori inattesi e, quel che peggio, difficili da scovare.
Il peggior programma in questo senso è il CSS.
Non è un vero linguaggio, sono una serie di regole di definizione di parametri.
Ma qui il dettaglio, la virgola, l'errorino è quello che fa la differenza tra il paradiso e l'inferno, tra le cose che vanno e le cose che non vanno.
Perchè se in un linguaggio come php, malgrado l'errore il programma fa comunque qualcosa di prevedibile.
Con i CSS le cose sono o funzionano bene o funzionano come non ti puoi neanche immaginare e quel che peggio che non puoi settare breakpoint, puo solo andare a caso. Smazzarti le regole, cercare quelle coinvolte, provare, tentare, andare a caso, riprovare, ritentare e poi...
... poi la trovi la virgola, la trovi alla fine. Oh se la trovi.
E a quel punto viene spontaneo eclamare un "ma-va-fan-culo". Un mavafanculo che è liberatorio.
E sei di nuovo in paradiso, il più felice dei beati.
Per la cronaca la mia non era una virgola, era una graffa: una graffa chiusa persa chissà dove che inefficiava una 50-ina di regole che fino a ieri funzionavano benissimo.
Presi in giro
che fa il paio con quella ancor più lunga dei virus per gli Apple
e poi i dieci errori che fanno i programmatori
Arrivano gli allieni
Fortuna che non sono arrivati.
Si ma se arrivano domani, mica posso ancora lavorare tutto il giorno.
Buoni Propositi (dettagli)
Per arrivare ai ristori prima della massa.
Per non fare la fila al pacco gara.
buoni propositi
A fare. A correre. A decidere.
Si lo so manca più di un mese al nuovo anno, ma certe decisioni vanno prese quando c'è ne il bisogno.
fino a qui tutto ok
E no, sapere di essere stupido, non è per niente il primo passo verso la guarigione dalla stupidità.
Mi consola il fatto che però sono decisamente nato per fare certe cose(*). No, non le cose stupide, ma le cose che fanno i sviluppatori software.
Che fanno sicuramente cose stupide, ma le fanno in linguaggi macchina. E a volte fanno fare un ooooh di stupore a chi usa quelle macchine.
La prossima volta che vi stupite per le cose meravigliose che può fare un computer o una qualsiasi aggeggio con un microprocessore e un programma software, pensate che lo può fare perché è stato programmato per farle da un programmatore che a volte fa cose stupide.
(*) il problema adesso è farlo capire agli altri.
Neanche all'asilo
Ma va a cagare, va.
Neanche all'asilo ne avevo di così.
Sindrome da pagina bianca
.... questo malgrado una testa che ribolle di idee e progetti in un continuo fare e disfare.
Il problema è sempre quello di iniziare, poi posso andare avanti a lungo
son cose che mi rendono felice
La fine del cap5 è stato una esondazione di bile e nervoso.
Sono alle prese con SP e sto seguendo gli esempi di un manuale(1), fino a stamattina andava tutto bene.
Le uniche vere difficoltà c'è le avevo con le traduzioni. Il libro è in inglese, il software l'ho dovuto prendere in italiano. La difficoltà non è leggere un testo in inglese, è pur sempre un manuale tecnico e l'inglese usato è così semplice che il mio cervello riesce a produrre una traduzione simultanea mentre lo leggo. No, la difficoltà è capire come sono stati tradotte certe voci dei menù del software.
Così se è semplice capire che "raccolta" sta per "library", se è abbastanza intuitivo capire che "aspetto" sta per "look and feel", non riesco a capire come "tracking" sia diventato "gestione".
Va detto che "gestione" rende bene la funzione che svolge, così come rende bene "visualizzazione struttura" al posto di "tree view".
Alcune traduzioni sono letterali. Però se "workflow setting" diventando "impostazioni flusso di lavoro " non perde molto di significato (anche se guadagna in stupidità), il "quick launch" diventando "avvio veloce" secondo me perde gran parte del suo significato.
Ovvio che se da una parte leggo "quick launch" e dall'altra "avvio veloce" capisco che si tratta della stessa cosa, però "avvio veloce" non si spiega bene come menu di "scelta rapida".
Strano perché in fin dei conti "recylce bin" è diventato un esplicativo "cestino" anziché un "bidone del riciclare".
Lo so, non è facile fare una traduzione. È difficile farla per un libro, figuriamoci per un software, soprattutto quando una sintetica e onomatopeica parola anglofona riassume una frase intera in lingua manzoniana.
Però se "web part" è rimasta "web part" perché "workflow" non poteva rimanere "workflow", invece di assumere un ridicolo "flusso di lavoro". Avvessero usato almeno "fasi" anziché "flusso".
Ma soprattutto com è che "check in" e "check out" sono diventati rispettivamente "archivia" e "estrai".
Non sto qui a dirvi a cosa servono questi comandi, diventerei troppo lungo. Vi dico solo che quando trovai questi due comandi, in italiano e senza manuale, non sono proprio riuscito a immaginare a cosa potessero servire. E adesso che ho letto a cosa servono, non riesco proprio a capire perché gli hanno tradotti in quel modo.
Già la scelta inglese secondo me non è stata delle più felici, ma in italiano diventa una cosa che non ha alcun senso.
Ma la mia sovrapproduzione di bile, con conseguente alterazione in peggio dell'umore, non è dovuto a questi dettagli linguistici. No, il tutto nasce da due cose spiegate in fondo al capitolo e che a me non funzionano.
Il manuale è di quelli che spiega il funzionamento del software per esempi, ti guida per manina a fare le cose seguendo una serie di passi da compiere, sul modello di art-attack: fai click qui, fatto?bene, adesso fai click qui, fatto?bene… e via fino in fondo.
Se segui tutti i passi alla lettera arriverai alla fine che avrai scoperto come funziona una parte del software e sarai il bambino più felice del pianeta.
Se invece arrivi in fondo, ma non funziona allora vuol dire che hai saltato qualche passo, torna all'inizio e riprova.
Ma se anche riprovando, se anche seguendo tutti-i-passi-alla-lettera-senza-cambiare-una-virgola (2) ancora non funziona, beh allora puoi frignare quanto vuoi, puoi battere pugni e piedi quanto vuoi, non troverai nel manuale niente che ti possa aiutare. Semplicemente perché gli esempi sono costruiti per funzionare passo dopo passo e non sono contemplati imprevisti.
Se a te non funziona è un problema tuo, probabilmente è il tuo software che non va o forse sei tu troppo stupido per quel software. In ogni caso: arrangiati.
Così mi devo arrangiare anche quando tira fuori un secondo software che funziona assieme a SP ma che non ho. Non solo mi manca e non capisco perché, visto che sembrerebbe essere un accessorio di O, che possiedo e che ho già installato. Ma neppure su sito del produttore, lo stesso sia per SP sia per O sia per quest'ultimo arrivato, ho trovato traccia. Niente, ho comprato un manuale che mi parla di qualcosa che non esiste e semmai sia esistito in meno di due anni è stato fatto sparire, cancellata ogni notizia o riferimento. Il produttore non è nuovo ad aggiungere ad O nuovi programmi accessori che rivoluzioneranno il modo di lavorare, tranne poi togliergli alla release successiva perché non ha trovato abbastanza rivoluzionari.
Che dire son cose che mi rendono felice.
(1)Se non lo sapete, quando comprate un manuale tecnico in formato ebook sappiate che potreste non trovare il cd allegato con gli esempi svolti e altre notizie di approfondimento che invece trovereste nel vecchio formato cartaceo che costa pochi dollari in più. Alla faccia di Negroponte.
E che dire son altre cose che rendono felici.
(2) alla terza volta che ripetevo tutti-i-passi-alla-lettera-senza-cambiare-una-virgola avevo seri dubbi che i comandi in italiano che cliccavo erano proprio quelli giusti indicati in inglese. Ecco perché quando posso scegliere, scelgo i programmi nella lingua in cui sono stati sviluppati.
Lo capirebbe anche un bambino
StandArt.it
Mentre questi si azzuffano su questioni di lana caprina.
Qui c'è gente che si da fare per fare, creare, crescere e magari diventare grandi.
Noi non si scherza, noi facciamo web a regola d'arte, noi facciamo StandArt
www.standartweb.it
il Pomodoro Pachino
Sorpresa: non c'è nessun link utile allo scopo (*).
Quella di condividere qualcosa con gli amici in rete è diventata una cosa talmente scontata che il fatto che un sito non preveda questo meccanismo mi ha sconcertato un bel po'.
Eppure non esisteva niente del genere fino a qualche anno fa. Se trovavo un link interessante dovevo copiarlo e poi allegarlo ad una email se volevo far conoscere ad altri.
La potenza del web2.0, di wikipedia e di facebook: se trovo qualcosa in rete che mi piace/interessa, lo posso subito condividere con qualcun altro ritenendo che possa piacere/interessare anche lui.
Ma questo non succede solo in rete. Quante volte abbiamo visto qualcosa, fotografato con il cellulare e spedito a qualcuno, o semplicemente l'abbiamo chiamato per dargli la notizia nell'attimo che la vivevamo. Oppure per la differita abbiamo pensato di metterlo quanto prima sul blog/facebook.
Siamo oltre l'era della comunicazione, siamo in quella della condivisione. Quella in cui dobbiamo vivere le esperienze sempre in compagnia di qualcuno e poco importa che non sia fisicamente presente, la tecnologia ci raggiunge ovunque e ovunque non ci lascia mai soli.
Non solo siamo solo circondati da una montagna di informazioni veicolate da un sacco di mezzi (giornali, tv, radio, internet), ma tutte queste notizie sono continuamente rilanciate da noi stessi che ne diventiamo megafoni e filtri di tutto quello con cui veniamo in contatto. Siamo centri di divulgazione di notizie varie.
E quando non divulghiamo, siamo oggetti delle divulgazioni degli altri. Siamo vittime attive di questo sistema di inondazione di informazioni in cui è impossibile seguire tutti i flussi e, ancor peggio, è difficile trovare le vere notizie che ci interessano o che ci potrebbero realmente interessare. Perché le notizie si susseguono veloci e spesso siamo distratti da altre informazioni.
Quando il troppo stroppia.
Non per questo siete costretti a leggervi la storia del Pomodor Pachino IGP, vanto della ortoproduzione italiana. Potete continuare a mangiarlo anche senza sapere che è stato inventato da una azienda israeliana e introdotta la sua coltivazione in Italia solo nel 1989.
*) o frose semplicemente non l'ho trovato
È un C! È un bel C!
Post volutamente criptico perché qui si balla ancora in una giungla.
Devo ammettere che io di SPS non avevo capito niente e non credo che A avesse maggiori barlumi di me sull'argomento.
Finora avevo visto SPS sempre legato all'ambiente O, anche perché mi era stato presentato come un prodotto che si integra e lavora con gli altri prodotti di O, tanto che gli altri prodotti di O lo riconosco come uno di loro, anzi di più SPS si serve di alcune parti di O per funzionare al massimo delle sue potenzialità.
È talmente integrato con gli altri che lo avevo sempre visto come un pezzo di O, ne più ne meno di come lo sono gli altri.
D'altronde come pensare diversamente quando SPS deriva da un vecchio pezzo di O e quando anche MS lo posiziona appieno dentro O.
Però SPS ha un altro aspetto e lo si vede fin da subito. Per funzionate ha assoluto bisogno di una macchina WS ben configurata, non solo si serve di .N e si A (un'altra A, non quell'A di sopra) e poi si integra così bene con I che diventa difficile toccare uno senza influire sull'altro.
Ma uno non ci pensa, o almeno io che sono nwb non c'ho pensato. Così ho iniziato ad usarlo e se non fossi imbecille avrei dovuto capire che c'era molto più di quello che sembrava.
Ma ancora venivo tratto in inganno da quanto veniva mostrato e raccontato. Tutto era incentrato sul'uso che se ne faceva con O e di quanto fosse utile per chi lavora con O. Tutto lasciava pensare che SPS fosse solo per chi lavora con O.
Finché per caso non ho trovato un link che mostrava un sito, un sito all'apparenza come tanti altri e quindi fatto come tanti altri con le solite tecnologie.
E invece no, parola dell'autore il sito è fatto con SPS. Si certo non solo, c'è anche qualcosa altro, ma il motore principale è SPS. E a quanto pare non è il primo che viene fatto così.
Beh cazzo, mi si è aperto un mondo nuovo. Altro che solo O, SPS è un C a tutti gli effetti ed è capace di fare cose che funzionano alla grande anche senza O.
Insomma devo ricredermi e cominciare a guardare SPS con maggior interesse, anche perché se nei fatti è un C, allora deve in qualche modo funzionare come tutti gli altri e quindi accettare le regole di base di tutti i C che vogliono stare sulla rete. Infatti ho già approciato SPS in modo un po' dieverso, andando a smanettare da dietro.
Ovviamente stiamo parlando di una cosa MS e quindi è si un C e di base funziona un po' come tutti gli altri, però ha le sue convenzioni è queste non saranno di certo come quelle degli altri.
Si è un C, non un F, perché per funzionare usa l'ormai noto F di MS.
risposte senza domande
e poi siccome sono imbecille riesco anche a fare cose per perdertempo.
Si direi che va bene
imbecillità
Gli altri sono così presenti che ho sempre voglia di mandarli a quel paese, tutti chi più chi meno. Perché ho sempre pensato che fosse comunque colpa degli altri. Almeno grosso modo.
E invece no.
Invece il mio problema sono io. Che imbecille (senza ironia).
Forse io l'ho interpretato in modo un po' diverso, forse l'autore intendeva qualcos'altro. Ma d'altronde io sono imbecille (senza ironia per davvero) e mi posso permettere di arrivare a conclusioni diverse.
Gli altri se vogliono si facciamo le proprie conclusioni leggendo qui. Poi cazzi vostri.
Siti Multilingua 3
Siti Multilingua
L'opzione sbagliata
È un periodo che finisco per litigare un po' con tutti. Meno frequento quel qualcuno e più è facile che finisco per dire o fare o anche non dire o non fare qualcosa per cui quel qualcuno se la prende. Magari non si arrabbia però un po' si offende.
Non lo faccio apposta, non lo faccio con cattive intenzioni e che se qualcosa non mi piace io lo dico: non mi piace, si poteva fare diversamente, io avrei fatto diversamente. Cerco sempre di accompagnare le mie critiche con proposte alternative.
Non lo faccio apposta e faccio prontamente anche le mie scuse. Non mi faccio problemi a riconoscere quando esagero. Però, però non è che posso chiedere scusa per quello che sono o per quello che penso.
Per esempio c'è un quel qualcuno che suona in un gruppo, vogliono esserci su facebook come tutti e cosa fanno? Si inventano un profilo come se invece di un gruppo fosse una persona. Mai sentito parlare delle "pagine"? Facebook le ha inventate apposta. In alternativa esistono anche i "gruppi". Sono dei profili speciali pensati proprio per gruppi musicali, associazioni, aziende o altri enti che non siano persone private.
Le differenze tra un profilo personale e una pagina o gruppo sono esteticamente poche, ma dal punto di vista funzionale sono determinanti.
Una su tutte: se crei per la band un profilo personale poi mi costringi a chiederti l'amicizia per essere aggiornato su quello che fate. Peccato che come amico, questa band abbia accesso a cose del mio profilo che non mi va che le veda una band di sconosciuti. Inoltre il mio home sarà intasato di tutte le amicizie che la band farà.
Poco male, a questo posso rimediare ponendola nella lista dei bloccati.
Però come profilo personale nella scheda delle info non puoi indicare che genere di musica fate, chi siano i componenti e altre informazioni specifiche per la band. Inoltre non avete la possibilità di sfruttare facebook per farvi promozione attraverso il suo canale pubblicitario.
Insomma avete fato una cazzata, perché siete informaticamente ignoranti e soprattutto non avete capito un cazzo di cosa è facebook e di come funziona. Ma siete in buona compagnia, la mia lista dei bloccati è piena di locali, band e deejay che hanno fatto lo stesso errore.
Si che a volte basta fermarsi un attimo a pensare, chiedersi che cosa sto facendo, magari chiedere aiuto a qualcuno che ha già fatto e ottenuto dei successi(*) o anche semplicemente basta leggere le guide online. C'è ne sono anche su facebook, fatte da facebook stesso per spiegare alla gente come usare facebook.
Forse io tutto questo le ho dette male e forse lasciare due righe appena in un commento di quel qualcuno non è certo stato il massimo in termini di buona educazione, forse sono stato troppo brusco. Ma sono della idea che il modo migliore di dire le cose è dirle in modo diretto e chiaro. Oppure tacere del tutto. Che forse non era neanche l'opzione sbagliata.
*) non chiedete aiuto a qualcuno che sa perché dice si sapere, chiedete aiuto a qualcuno che fa e solo dopo che vi ha mostrato quello che ha fatto. Magari ne sa un po' meno, però sa dove mettere le mani quando serve e questo è quello che serve in tutti i casi.
Siti Multilingua
Ci sarà un seguito per rendere la cosa un po' più automatica
la guerra dei browers
B: Mah... e come tutti gli altri.
A: Infatti, è un browers.
Stavo incubando
I pre-segnali di pre-sintomi di pre-malanni di pre-stagione erano esatti. Stavo incubando una manciata di bacilli che i miei anticorpi non sono riusciti a fermare.
Il "pensa positivo", il "resta al caldo", la dieta a base di aspirina non sono serviti. Ho perso la battaglia contro i bacilli che hanno avuto campo libero per fare quello che sanno fare meglio: mangiare e bere a sbaffo, fare casino e mettere tutto a soqquadro.
Così, intanto che riorganizzo le difese, devo convivere con raffreddore, tosse e spossatezza.
Ovviamente domani non si corre. Ai voglia pensare a fare un passo avanti l'altro, ai voglia che la testa resta li concentrata tutto il tempo se poi il corpo non le va dietro, se il corpo non collabora e usa le energia per produrre linfociti T con i controcoglioni.
Oh certo si può anche andare a fare l'eroe. Chissenefrega di un po' di raffreddore, chisenefrega se non respiro bene, se i vari muscoli qua e la sono indolenziti e se sono leggermente disidratato. Machisenefrega. Devo solo correre 21097 metri dove devo ossigenare e idratare tutte le fibre muscolari mentre sono costrette a bruciare tutto quello che trovano, fino a cannibalizzarsi.
Che poi lo farei anche, ma la prossima settimana ho un po' di impegni e vorrei esserci. Non ultima la corsa della prossima Domenica.
un passo davanti all'altro
Ti Faccio Un Logo Così©
A questa legge, che potrebbe fare da corollario a quella di Murphy, non è sfuggito neanche la città di roma capitale.
Il logo è bello? è brutto? Boh, chi può dirlo?
Personalmente gli altri li riportati sono anche peggio. O meglio sono graficamente fighi, ma come loghi non funzionano per niente. Poi sono daccordo con uno dei commenti, se il bando non è chiaro non puoi ottenere un prodotto chiaro. Aggiungo io che se a giudicare non ci sono persone competenti, e per competenti intendo gente che nella grafica ci lavora almeno da un decennio, allora non ci si può lamentare sul vincitore.
come il ragno
si torna a scuola
stupidità (thedayafter)
stupidità (anteprima)
Un errore imprevisto che mi costringe a rivedere molto del lavoro che ho fatto questo weekend.
Che poi tanto imprevisto non direi, era possibile che avvenisse... certo col senno di poi è più facile dirlo.
Insomma ho fatto questo programmino che invia automaticamente file dal mio pc verso un altro blog. Funziona se tutto va per il verso giusto, ma se c'è un intoppo sulla trasmissione ecco che si può impiantare; e quel che peggio che adesso non so se i file sono stati spediti.
Quindi nella prossima release dovrò in qualche modo tener conto di questo e aggiungere un sistema di controllo migliore o per lo meno un sistema di report più completo.
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poi alla fine ho scoperto quali file sono stati spediti prima dell'errore imprevisto, almeno eviterò di rispedirli
Forma abbastanza
sotto stress
Il problema di uno con l'esaurimento nervoso è che non potete dirgli che ha un esaurimento nervoso, perché questo lo farebbe innervosire ancor di più. Quindi se vi trovate ad aver a che fare con una persona che ha un esaurimento nervoso, dovete far finta che non sia nervoso anche se il suo modo di fare chiaramente nervoso, vi fa innervosire, dovete sempre mantenere un atteggiamento il più calmo possibile per non innervosirlo ulteriormente.
Un bel paradosso. Come se ne esce? Non lo so, anzi non so neanche se c'è un via di uscita.
Però se ad una persona con un esaurimento nervoso non potete dirgli che ha un esaurimento nervoso, potete provare a dirle che la vedete un po' stressata, oppure che vi sembra che qualcuno o qualcosa la stia stressando.
Notate la finezza: non ho detto che la persona è stressata, ma che appare stressata e non ho detto che è stressata, ma che qualcuno o qualcosa la sta stressando. Le cause stressanti devono essere identificate in qualcosa di esterno alla persona stessa, questo perché lei in realtà non è affatto stressata, ma sono le circostanti esterne, ambientali che la stressano. Finezza sottile ma fondamentale, come dirò poi.
Il fatto di essere stressati è nella società qualcosa che viene accettato meglio che non avere un esaurimento nervoso. Come se l'esaurimento nervoso fosse visto come un principio di pazzia, e a nessuno piace considerarsi pazzo.
Però invece l'idea di essere stressati è più accettabile. D'altronde non lo siamo tutti stressati, non viviamo forse una vita di stress, non viviamo una vita frenetica, un fare le cose di corsa senza un attimo di riposo.
E chi sono quelli che vivono più freneticamente o di corsa rispetto a tutti gli altri se non le persone di successo? I manager, gli industriali, i ricchi, tutti quelli che stanno in alto nella scala sociale lavorano 36 ore al giorno, fanno mille cose e arrivano sempre da per tutto e hanno sempre successo. E per questo sono invidiati.
Quindi il fatto che una persona faccia una vita frenetica e stressante vuol dire che sta facendo una vita come i manager di successo e quindi sia, di riflesso, anch egli una persona di successo. E quindi invidiata. Allora ecco che essere stressati è un qualcosa di positivo, un qualcosa da mostrare con fierezza. Come delle cicatrici che attestano il valore in una battaglia fatta e vinta.
Lo stress è una bella cosa, qualcosa di cui vantarsi. Invece l'esaurimento nervoso no.
Chi sono gli esauriti se non i pazzi. I pazzi, quelli che scoppiano all'improvviso e ammazzano i famigliari o sparano a casaccio sulla folla inerme. I pazzi che compiono quelle stragi che i giornali etichettano come le stragi della follia. La follia è pazzia e nessuno si considera pazzo, men che meno un pazzo. Al massimo gli altri sono i pazzi. Io sono una persona normale che ha a che fare con dei pazzi, questi si veri pazzi. E sono proprio questi pazzi, gli altri, che mi stressano e che mi faranno uscire pazzo.
Eccola qui la finezza, pazzo o stressato che sia comunque il problema non è mai interno alla persona stessa, ma è causata dall'ambiente circostante: vita frenetica, troppo lavoro, aver a che fare con altri veramente pazzi o anche semplicemente insopportabili.
Già perché così il problema non è della persona ma degli altri. La persona riconosce che c'è qualcosa che non va, ma questo non dipende da lei, dipende dagli altri, dalla società cattiva, dal mondo pieno di pazzi.
Quindi lei non può farci niente, lei è sana e sta bene, sono gli altri semmai che dovrebbero farsi curare.
Questo non va bene, perché in qualunque malattia il primo passo verso la cura è riconoscere di avere un problema. Finché la persona esaurita non riconosce di essere in uno stato malato, non potrà neanche affrontare un percorso di guarigione. Perché da un esaurimento nervoso si può guarire, ma bisogna curarsi in modo appropriato.
Quindi che fare?
Potete provare a dirgli chiaramente che è esaurita e che ha bisogno di cure, oppure potete provargli a dire che la vedete molto stanca e stressata e che un periodo di riposo gli farebbe bene.
Qualunque sia il vostro approccio, se avete a che fare con una persona con un bel esaurimento nervoso avete la mia solidarietà, ma sappiate che comunque alla fine restano sempre cazzi vostri.
Così come sono cazzi miei
Scarpe da ritirare
I segnali come al solito sono chiari.
Iniziano dai talloni. Ai primi passi un dolore sordo e passeggero che indica che stanno sbattendo più duro del solito sull'asfalto.
Poi è la volta dei tendini delle cosce che non reggono più la fatica degli allenamenti.
Ma questi sono tutto sommato segnali lievi che come vengono così scompaiono e spesso faccio finta di niente. Lo so che le scarpe hanno accumulato un bel po' di chilometri ma cerco sempre di rimandare il più possibile il giorno del ritiro.
Ma il segnale che il momento è giunto e non si può più procrastinare lo danno le ginocchia.
Stranamente non ci sono dolori durante la corsa, ma il giorno dopo mi sembra che qualcuno mi abbia dato delle sonore martellate sulle rotule. Ogni passo è un dolore, ogni piegamento è un chiodo battuto sull'osso; e non ho pace neanche se sto fermo.
È il segnale: è venuto il momento di ritirare le scarpe e non usarle mai più per correre.
Quindi anche per le Brooks Defyance 2 del 2009 sono arrivate al capolinea dopo circa 680 chilometri (cifra per difetto).
Certo dispiace, a vederle sembrano ancora nuove. Una lavata, un spazzolata per togliere la polvere e la terra accumulata e tornano belle e lucide come se non avessero in realtà corso tutti quei chilometri.
Anche la suola tutto sommato non mostra grosse evidenze di consumo.
Però è dentro, è li dove non si vede, li, in mezzo tra suola e intersuole, tra i vari strati di materiali sofisticati che si è accumulata tutta la strada fatta. Li, dove la tecnologia sosteneva il piede e ammortizzava i passi, che si è consumata ed è diventata vecchia.
Forse potrebbero durare ancora un po', ma la sola idea di passare un'altra giornata con le ginocchia inchiodate e doloranti mi fa passare la voglia di usarle ancora. Quindi senza troppi rimpianti che andranno a far compagnia a tutte le altre che le hanno precedute.
Per un paio di scarpe che vanno, c'è ne già pronto un altro.
webmaster tools
Sarà che questo sito non ha molto da offrire come creawed o querysearch, però c'è comunque qualcosa che non mi torna.
Boh vedremo come si evolve la cosa, per adesso non credo facciano male
droga a Milano
questa roba della droga qua continua da un pezzo, a Milano è da un po' che fiocca ormai Cortina d'Ampezzo
Prima di iniziare
* Cosa volete ottenere con sito web?
* Qual'è la natura e la quantità del contenuto che si vuole presentare?
* Chi è il pubblico, e come si vuole interagire con loro?
* Quali tipi di budget o di orari stai utilizzando?
Scrivendo queste domande chiave, le loro risposte aiuteranno a concentrare gli sforzi e guidare le decisioni per implementare il progetto.
Dalla wiki di Joomla, ma applicabile a tutti i progetti web
Il mondo è strano
Lo scorso anno, all’Aquila, l’allarme non è arrivato, ma il sisma di magnitudo elevata sì. Così oggi le stesse persone – Barberi e Boschi, ma anche Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, con tutta la Commissione grandi rischi – sono sotto inchiesta per mancato allarme.
[tratto dal blog di Marco Cattaneo, il resto lo potete leggere qui]
Una volta ho ballato bene
Siccome scriverò ancora male delle ballerine che "dicono sempre di no" e prima che qualcuno mi chieda ma perché vai a ballare se non trovi nessuna per ballare, ho deciso di raccontare un episodio che è di tutt'altro tenore. Si insomma una volta ho ballato, ho ballato bene, anzi da dio e mi sono divertito tantissimo.
Era un Venerdì di metà Giugno inoltrato. Una delle prime serate all'aperto nel giardino del Pharo.
C'era una scuola che faceva il servizio di animazione. Un paio di ragazze e il maestro della scuola.
L'animazione nei locali latini non consiste nel mostrare muscoli o cosce e chiappe su un cubo, ma bensì nell'invitare gli avventori a ballare, così da coinvolgere e far divertire più gente possibile. Questo perché non è detto che chi ha tanta voglia di ballare trovi sempre tanta gente per ballare.
Si insomma sono lì per quelli come me, e infatti una di queste ragazze, la bionda, mi invita a ballare.
Allora avevo alle spalle solo 2 anni corso, ero ancora incerto nel ritmo e nella guida e conoscevo poche figure, di cui bene ancor meno. E vengo invitato da una che ne sa sicuramente più di me. Si diciamolo ero un po' in ansia da prestazione.
Però iniziamo. Passo base per prendere il tempo e un po' di confidenza. Poi primi passi, un cross, un giro base, un apertura, cambio presa e un altro giro (*). Niente di che, figure base da corso principiante.
Ero in mezzo alla pista, davanti al deejay che ballo con questa ragazza bellissima, che si muove benissimo e mi passa per la testa una figura nuova.
All'ultima lezione dell'ultimo corso avevo appena imparato questa figura nuova. Abbastanza complessa, perché si tratta di far fare alla ballerina due giri, con tre cross e con diversi cambi di presa incrociati. Una figura complessa sia per le cose da fare sia perché lunga 16 battute.
Finché la si balla con una compagna che ha fatto il tuo stesso corso e quindi conosce la figura, allora è più facile perché lei sa cosa fare e anche se sbagliassi o non fossi preciso lei farà lo stesso quello che c'è da fare e la figura in qualche modo viene.
Farlo con una che non è della tua scuola invece vuol dire che lei non sa cosa fare, non conosce i passi e magari si aspetta di fare tutt'altro, per esempio un passo base invece di un giro. Quindi va portata alla perfezione, bisogna avere una guida precisa per farle capire cosa dovrà fare, rispettare i tempi propri ma anche della dama fare i passi giusti e le mosse giuste: in poche parole farsi trovare nel posto giusto al momento giusto e pronto per fare la mossa giusta.
Altrimenti non solo la figura non riuscirà, ma si rischia di perdere il ritmo, doversi fermare. O peggio prendersi qualche gomitata. Si succede anche questo, il ballo può essere fisicamente pericoloso.
Insomma ero in mezzo alla pista, davanti al deejay che ballo con questa ragazza bellissima, che si muove benissimo e mi passa per la mente di fare questa figura nuova. Non credo di averci pensato su due volte.
Passo base e via. Primo cross. Giro della dama dandogli la schiena. Cambio presa con incrocio delle braccia e altro cross con caricia. Cambio presa. Cross con giro 360°. E di nuovo in posizione chiusa.
E il suo sorriso che mi illumina. Misto di meraviglia e compiacimento. E io che sorriso a mia volta e capisco che la figura è venuta praticamente perfetta. E le è piaciuto. E mi piace che le sia piaciuto.
Non ho più ballato con quella ragazza. Non ho più fatto quella figura.
Ecco ballo per momenti come questi. Per sentire quel feeling che non lo si può percepire in altro modo. Una sintonia perfetta tra te e il partner. Due sconosciuti che ballano come se lo avessero fatto da sempre.
(*) certo che mi ricordo tutti i passi fatti.
devo girare
gallery
programmare
Ah, come mi piace programmare...
Questo posto esiste solo in virtù del vostro interesse
Certo questo non esclude che in questo istante qualcuno sta scrivendo nel suo blog, quindi esiste. Ma esiste solo per lo scrittore. Avrebbe potuto scriverlo in un quaderno e chiuderlo a chiave in cassetto. Avrebbe potuto scriverlo su un foglio, chiuderlo in una bottiglia e gettarlo in mare. Avrebbe potuto scriverlo sul bagnasciuga, sulla neve appena caduta, nel vento. Avrebbe potuto anche solo sognare di scriverlo.
Lui, lo scrittore avrebbe scritto comunque ma affinché lo scritto esista serve un lettore che lo legga. Solo nel momento che qualcuno lo legge lo scritto diventa reale, diventa tangibile, inizia ad esistere.
Quindi un blog esiste solo perché qualcuno lo legge e questa cosa si può allargare anche ad altri media, per esempio ai libri. Cosa sarebbe uno scrittore senza lettori? Per quanti libri uno possa aver scritto senza almeno un lettore non sarebbe nessuno. La realtà è che nessuno scriverebbe niente se non ci fosse chi poi legge i libri.
Quindi i libri esistono solo perché qualcuno li legge.
Anche le canzoni esistono solo perché qualcuno le ascolta, e i programmi televisivi esistono solo perché qualcuno li guarda. Le partite di calcio esistono solo perché ci sono i tifosi allo stadio. Un omicidio esiste solo perché c'è qualcuno che indaga. L'evasione fiscale esiste solo perché esiste la guardia di finanza.
Insomma le cose esistono non perché qualcuno le fa, ma perché qualcun altro le guarda, le ascolta, le usa.
L'universo stesso esiste solo perché noi lo guardiamo.
Non l'ho detto io, la scritto Robert Laughlin nel suo libro "Un universo diverso" (1).
Esagerato?
Siete davvero sicuri che l'universo esiste? Siete sicuri che nel cielo brilla il sole di giorno e le stelle di notte? Se siete chiusi in un stanza e state guardando il soffitto, potete dire con certezza che esiste un cielo con le stelle? Potete dire con certezza che fuori dalla vostra stanza ci sia il mondo? Potete dire con certezza che nel vostro armadio ci sia un mostro peloso con le corna? Senza guardaci dentro?
Che razza di domande stupide che faccio. Ovvio che le stelle esistono anche se non le guardo, è ragionevole. Così come è ragionevole che esiste il mondo fuori dalla mia stanza. Così come è ragionevole che esiste un mostro peloso con le corna nel mio armadio. No! questo no.
Perché lo sanno tutti che i mostri non esistono. La prova? Nessuno gli ha mai visti.
Appunto. Nessuno gli ha mai visti i mostri, quindi non esistono.
Però per sicurezza, dopo aver letto questo, chiamate qualcuno a controllarvi l'armadio, non si sa mai.
(1) potrebbe averlo scritto anche Robert Oerter in "La Teoria del quasi tutto", ma il fatto che il segnalibro è ancora a metà mi da la quasi certezza che l'ho letto nel libro di Laughlin.
Un consiglio
Il primo amico ha risolto il suo problema, l'altro si è detto soddisfatto e se ne andato felice.
Quindi volete un consiglio? Quando date dei consigli usate un tono professionale e mostratevi sicuri di quello che dite. A quanto pare funziona.